Votes taken by Clecle89

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    Un romanzo, attentamente documentato, che conserva l'immediatezza e l'emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l'infanzia, il rapimento, l'addestramento, la disciplina, tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del '900, l'hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata..


    Non pubblichiamo le case Le case editrici che producono il seguente libro in quanto possono essere più d'una dato che per ogni Stato in cui esso è stato pubblicato la casa editrice non può essere la stessa di un altro Continente.



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    Ho questo libro sottomano proprio ora, non vedo l'ora di leggerlo owo
  3. .
    Risposto

    Le ho sparate a caso un'altra volta...
    Cima mi sa che in letteratura non abbiamo gli stessi gusti XDD
    Prevedo un altro disastro owo
  4. .
    Richiesta Accettata :)
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    Ho risposto a casa, ma ho risposto XD
    Ne sapevo davvero pochissime XDD

    Risposto
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    Nick: Clecle89

    Ecco i Miei:

    1 = Kat Martin - La collana della Duchessa
    2 = Andrew Greig - Chiare mattine d'oriente
    3 = E. L. James - Cinquanta sfumature di nero

    Il terzo i miei lo hanno addocchiato quindi se mai lo cambio.

    Contattami pure su WhatsApp.

    Ho sostituito i Cercatori di Conchiglie perché me l'hanno comprato :3

    Edited by Clecle89 - 4/10/2016, 16:38
  7. .
    CimaXcX dolcissimasirenetta

    Eh si, è stato un capitolo straziante...figuratevi io che immaginavo tutto mentre srivevo, uuh quale personaggio stai dicendo Fede? :oddio:
    Comunque dopo un periodo di astinenza, eccovi un'altro capitolo su cui non mi soffermo tanto sulle spiegazioni perché le capirete (spero) più avanti :read:

    hXBkew6




    Raitings della Storia: Rosso
    Non adatto a: Minore di 18 anni (Rosso)
    Indice della Storia QUI
    Dettagli:
    -Scritta in grassetto: Descrizioni ambientali, descrizioni delle azioni dei personaggi.
    -Scritte in Corsivo + Blue: Pensieri dei personaggi
    -Scritta in Corsivo semplice: Telefono
    -[1] - [2] - [3] - .... : Note descrittive che troverete a fine capitolo.
    Altre descrizioni potrebbero essere aggiunte in seguito!

    BUONA LETTURA!




    ~Undicesimo Capitolo~
    "Cambio Vita"



    America, Massachusetts...
    Quanto tempo fosse passato da quando Lupacchiotta fece precipitare i piccoli giù dal dirupo nessuno sapeva dirlo con certezza, forse poche settimane, forse addirittura dei mesi interi, la cosa certa era che nessuno osava più parlare dell'accaduto quasi come se farlo evocasse dei terribili fantasmi dal passato e nel frattempo che i giorni si alternavano tranquillamente il tempo sembrava colmare le ferite di tutti, era tornata la pace e il tutto sembrava ormai un ricordo lontano quando ecco che inesorabilmente il passato torna a bussare alle porte del presente portando con se le sue conseguenze e le sue novità.

    “[...]Ancora nessun segno Sharon?”

    Domandò un uomo dalla tipica colorazione olivastra, gli occhi color legno e i capelli scuri e lisci come finissimi spaghetti raggiungendo la moglie in uno dei laboratori che avevano sotto la loro sontuosa villa.

    “[Sharon] Purtroppo no” <<rispose immediatamente una giovane donna dai lunghi capelli color del grano raccolti tutti in uno chignon, la carnagione chiara, gli occhi color dell'oceano e con in dosso un camice bianco tipico dei dottori o degli scienziati >>” Ma non mi do per vinta, non adesso che finalmente il computer principale segna ...”

    Non riuscì a terminare la frase che un improvviso capogiro la costrinse a sedere pur di non cadere a Terra, immediatamente il marito si avvicina al suo fianco preoccupato per la sua salute, da troppo tempo si stava trascurando per portare avanti il suo progetto, e questo non era di certo un bene.

    “[...] Devi badare di più a te stessa” << Disse l'uomo preoccupato prendendole una mano >> “ Da quando ti sei messa in testa questo progetto hai trascurato la tua salute è...”

    “[Sharon] Sto bene, sto bene, è stato solo un brusco calo degli zuccheri ” << Disse interrompendolo a sua volta rialzandosi in piedi e cominciando a sorseggiare la Tazza di acqua e zucchero che aveva li a portata di mano >> “ E comunque non dovrai preoccuparti per me ancora a lungo, siamo alla fase finale del progetto e quando tutto questo sarà finito sono sicura che tutto tornerà alla normalità”

    Mentiva e questo il marito lo sapeva fin troppo bene, il progetto in cui era impegnata la giovane Sharon le avrebbe portato via altro tempo prezioso se fosse andato in porto e questo preoccupava il giovane Liwanu più di quanto voleva dare a dimostrare, tuttavia non poteva dire alla moglie di lasciar perdere tutto, non se la sentiva, non dopo che per un incidente avevano perso il loro unico figlio facendo trovare in quel progetto l'unica fonte di forza che permise a Sharon di voltare pagina e andare avanti.

    “[Liwanu] Hai comunque bisogno di riposo, te lo leggo negli occhi!” << Confidò alla moglie subito dopo aver raccattato dei piatti e la tazza lasciata vuota sulla scrivania >> “ Dammi retta, cerca di dormire almeno per un'oretta, non credo che cascherà il mondo nel frattempo...”

    “[Sharon] Si, hai ragione, hai perfettamente ragione...”

    Detto e fatto la donna segue il marito al piano superiore dello stabile, una sontuosa villa dal sotterraneo tre volte più grande, e senza neanche slacciarsi di dosso il camice si fionda sul letto della camera addormentandosi di soppiatto, come poteva immaginare che da li a pochi minuti la sua vita sarebbe cambiata per l'ennesima volta? Nell'oscurità più totale del laboratorio infatti, illuminato a malapena dal riflesso dei monitori, stava accadendo quello che ormai da tempo la scienziata si aspettava che accadesse, una grossissima capsula posta orizzontalmente si apre rilasciando nell'aria dei vapori e un giovane ragazzo dai lunghi capelli neri e lunghi fin oltre le spalle apre i suoi occhi color del grano senza riconoscere il luogo dove si ritrovasse.

    “[...] Dove...dove mi trovo...? Che posto è questo?”

    Silenziosamente il ragazzo si guarda bene attorno scrutando nel dettaglio ogni cosa fosse a malapena distinguibile, non capiva, non riusciva a capire e nel cercare d'uscire dalla capsula cade in avanti per fortuna senza sbattere la testa, cos'era successo? Perché non riusciva a stare in piedi? Non capiva, era confuso e nel mentre cerca di rialzarsi riordinando le idee istintivamente osserva la proprio mano cogliendone qualcosa di strano, ma cosa?
    Come un Flash ecco che improvvisamente capì cosa non quadrava, nella sua memoria si fa vivo il ricordo di una zampa bianca adagiata su un terreno sassoso, immediati altri spezzoni gli ricordano il volto di Lupacchiotta intenta a scrutare la rupe dove avevano preso dimora, Kim mentre cercava di salvarlo da morte certa, gli amici con cui era solito giocare, il fratello, il branco, la lunga traversata, Neiomi che li attaccava e infine il vuoto, un vuoto freddo e incolmabile che si concludeva con il suo risveglio, che cosa gli era successo? Dove si trovava? Dov'erano gli altri? Che fine aveva fatto il suo manto candido come la neve? Perché osservando il suo riflesso tramite alcuni monitor spenti e adagiati a Terra Kiba non riusciva più riconoscersi??? Cercando di capire nel vano tentativo di rialzarsi il nostro amico si impappinò con la tunica che aveva addosso andando a finire dritto e diretto verso la capsula dalla quale era uscito.

    “[Kiba] No, tutto questo non può essere vero, è un incubo”

    Chiuse gli occhi un paio di volte sperando di risvegliarsi , per qualche istante gli parve che fosse tutta un'illusione ottica, un sogno, gli bastava però riaprire gli occhi che l'immediato riflesso nel vetro gli mostrava ciò che era diventato provandolo a portare odio verso se stesso, aveva assunto l'aspetto degli individui che più al mondo detestava e incapace di accettarlo tirò una specie di pugno contro il portellone talmente forte da trapassarlo, pugno che fece immediatamente scattare l'allarme generale della vita e che fece fiondare sia Liwanu che la moglie del giovane svegliata di soprassalto nella stanza del laboratorio.

    “[Entrambi] Che cosa sta succedendo???”

    Accesero la luce trovandosi di fronte a Kiba che li guardava con sguardo di fuoco, chi erano quei due individui? Che fossero per caso i responsabili di quel suo improvviso mutamento? Incapace di pensare ma più che altro idealizzando che in qualche modo ci potessero essere anche loro dietro all'attacco ferrato da Neiomi nei confronti del loro branco Kiba cercò di avventarsi contro di loro, ma ebbe la peggio...incapace infatti di stare in piedi cadde nuovamente a Terra e approfittando dell'occasione Liwanu prese un fucile carico di chissà quale elemento chimico che a contatto con il nostro amico gli fece addormentare tutti i muscoli del corpo senza stordirlo ne addormentarlo.

    “[Sharon] Capisco la tua confusione” << Disse la scienziata al ragazzo nel mentre che insieme al marito lo portarono in un'altra stanza dello stabile facendolo sdraiare su un comodo divano per poi approfittare dell'occasione per fargli un'accurata visita medica << “Anzi no, non è vero...non la capisco ma ti posso assicurare che non siamo nemici...”.

    “[Kiba] Chi siete? Perché Riesco a Capirvi...?”

    “[Sharon] Ecco devi sapere che tu...”

    L'allarme, non ebbe tempo di pronunciare una sola lettera in più che l'allarme generale del laboratorio scatta di nuovo, che fosse un corto circuito dovuto al danno che Kiba aveva inferto alla capsula? No...il tutto venne smentito dall'improvviso rumore di vetri che tutti riuscirono ad avvertire facendo si in modo che Sharon e il marito si precipitassero nuovamente nel laboratorio per poi tornare dopo qualche minuto in compagnia di altri due ragazzi, di preciso una ragazza e un ragazzo che immobilizzati esattamente come lo era il nostro amico vengono fatti sdraiare di fianco a lui.

    “[Liwanu] Il siero che gli ho iniettato non ha un effetto duraturo, spero che riuscirai a concludere le spiegazioni senza dover ricorrere a rimedi drastici.”

    “[Sharon] Sono sicura che non sarà necessario, ad ogni modo ti prego di restare comunque nelle vicinanze”

    “[...] Avete ben poche speranze di farla franca se dietro allo sterminio del mio branco ci siete voi...

    Branco, nel sentire quella parola Kiba cerca di guardare la ragazza sdraiata al suo fianco, una bella ragazza se non fosse stata umana, ma di quale branco stava parlando? Del suo o di qualche altro branco? Non capiva e impossibilitato a muoversi non poteva far altro che sperare in una spiegazione fluida e plausibile, cosa in cui speravano anche gli altri due visto l'attento sguardo che indirizzavano alla scienziata e al marito.

    “[Sharon] Confesso che non è facile spiegarvi quanto è successo in quanto sono passati molti anni da allora e ormai nessuno parla più della vicenda, comunque tanto per cominciare è bene che conosciate il mio nome così almeno se dubitate delle mie parole potete sempre denunciarmi o fare qualsiasi cosa abbiate in mente di fare...” << Disse ai tre nel mentre cerca di metterli in una posizione in cui potessero vederla >> “ Mi chiamo Sharon Wilson e appartengo al casato dei Wilson, un'antica dinastia di scienziati nata in Inghilterra molti secoli fa, sono una scienziata e molti anni fa mi trovavo in compagnia di alcuni nativi indiani per studiare la loro flora e la loro fauna quando in seguito a uno strano attacco mi siete stati affidati”

    “[...] Noi ti siamo stati affidati? Ma non è possibile” << Ribadì un ragazzo dagli occhi color dell'oceano e i capelli biondo platino vestito della sola tunica bianca indossata anche da Kiba e dalla ragazza nel vado tentativo di riuscire a guardarli>> “ A parte il vago ricordo di me stesso con un altro corpo io ero in compagnia di altri miei simili e stavamo precipitando verso il basso, ma erano come me, non erano umani...quindi....”

    A quelle parole Kiba cominciò a piangere e la cosa non sfuggi all'attenzione di Sharon, nonostante ci fossero ancora parecchie cose da spiegare aveva capito chi erano quegli individui immobilizzati di fronte a lui, o grossomodo l'aveva inteso a priori.

    “[Sharon] Vedo che qualcuno ha già capito qualcosa, ma è giusto spiegarvi lo stesso come sono andate le cose onde evitare ogni possibile fraintendimento, sicuramente non vi siete riconosciuti a causa del vostro nuovo aspetto oppure non vi conoscevate già da prima, ma dovete sapere che voi tre siete dei lupetti ritrovati insieme scampati a una terribile morte in seguito a una probabile precipitosa caduta nel vuoto seguita da un profondo tuffo nelle gelide acqua del fiume, lupetti feriti in maniera talmente profonda da pensare che fosse impossibile salvarvi e che sono stati affidati a me nel trambusto generale sperando che riuscissi a salvarvi la vita e così...”

    “[Kiba] Tre?” << Domandò Kiba interrompendola >> “ Non è possibile, noi eravamo in quattro...”

    “[Sharon] Lo so, ma uno di voi non c'è l'ha fatta, mi spiace...”

    Silenzio, in che modo Kiba fosse legato al Lupacchiotto deceduto Sharon non poteva saperlo e benché neanche a Kiba fosse ben chiaro chi fosse presente e chi invece no cominciò a piangere sapendo che in un modo o nell'altro aveva perso un affetto a lui caro e lo stessero fecero i due ragazzi ben comprendendo la situazione, ma chi erano? Se la spiegazione della scienziata corrispondeva alla realtà era ovvio chi fossero eppure nei loro nuovi corpi era impossibile che qualcun altro riuscisse a riconoscerli e fu soltanto parlando con loro che Kiba comprese chi erano, Joy e Luana, due amici per lui insostituibili e che fu felice di sapere salvi nonostante fossero intrappolati a loro volta in dei corpi che non gli appartenevano.

    “[Luana] Almeno abbiamo la consapevolezza di essere vivi . . .”
    “[Joy] Si, ma vale il sacrificio di Lupacchiotta? Non credo ci avrebbe salvati se avesse saputo che poi …

    Luana gli dice di star zitto, del resto non poteva muoversi e anche se avesse potuto non conosceva il linguaggio corporeo umano che inducesse a tacere, se erano vivi il sacrificio di Lupacchiotta non era stato vano, anche se in cuor loro speravano che potessero tornare a usare i loro vecchi corpi.
    Giunse la sera, le spiegazioni erano state sospese del via dello sfogo avuto dai tre e fidandosi in maniera non proprio ceca di Sharon e del marito, Kiba, Luana e Lupacchiotta cercarono di vestirsi con quanto gli venne regalato dal due signori, ma non fu facile per loro riuscire a infilarsi quei dannati aggeggi senza venir aiutati, non erano abituati a indossare pantaloni, camice, gonne e quant'altro e forse in cuor loro non si voleva abituare, non volevano vestirsi come gli esseri che avevano sterminato il loro branco come non volevano accettare di essere diventati come loro, non riuscivano a sopportare infatti il loro nuovo volto rispecchiarsi nella goccia di un riflesso e quando si avviarono a stenti al tavolo per la cena sperarono tutti che Sharon potesse spiegar loro che cos'era successo al loro corpo, ora sapevano a priori che in qualche modo erano salvi ma nessuno proverebbe piacere nel risvegliarsi in un corpo che non gli appartiene quindi le spiegazioni dovevano essere più che eloquenti.

    “[Sharon] Posso comprendere la vostra sorpresa quando vi siete svegliati, questi non sono i corpi che avevate quanto vi siete addormentati“ << Disse la ragazza servendo il pollo arrosto nel suo piatto per poi servire a tutti gli altri senza meravigliarsi che i nostri amici addentassero il pollo inizialmente snobbando le forchette << “ L'errore fu mio...forse non mi crederete, ma nel disperato tentativo di salvarvi vi ho portato qui e il mio errore è stato quello di incubarvi in quelle capsule dentro cui vi siete svegliati e avviare il processo di guarigione senza prima resettare il computer principale di un vecchio progetto a cui avevo appena finito di lavorare e di cui me ne sono ricordata più tardi quando ormai il computer vi aveva iniettato nelle vene un ingente quantitativo di sangue umano.”

    “[Luana] Sangue Umano?” << Domando la ragazza quasi sul punto che il sangue le gelasse nelle vene>> “ Abbiamo del sangue umano nelle vene?”

    “[Joy] Visto l'aspetto che abbiamo assunto non dovresti stupirtene cara la mia sorellina...”

    “ [Luana] Al tempo Joy, può darsi che dopo tutto questo trambusto io non sia più tua sorella”

    “[Joy] Poco m'importa del corpo che abbiamo adesso, siamo nati dalla stessa madre e dallo stesso padre quindi sei mia sorella!”

    Rispose prontamente il ragazzo con tono furente nel mentre che Kiba, ancora contrariato all'idea di possedere un corpo umanoide, sbatte malamente la forchetta nel piatto perché infuriato di non riuscire a trattenerla stretta fra le mani.

    “[Sharon] Posso finire il mio discorso ora?! << Chiede guardando i tre dritti negli occhi “ Si, avete del sangue umano nelle vene e posso dire non in piccole quantità, mi spiace...” << Rispose adagiando temporaneamente la forchetta a un lato del piatto per poi riprendere il discorso>> “Se si fosse trattato di una piccola quantità di sangue avrei anche potuto trovare un modo per aiutarvi a debellarlo senza danni, ma la quantità di sangue umano che vi era stata ignettata era eccessiva e poiché ogni tipo di sangue appartenente a specie diverse ha delle caratterstiche genetiche a se che possono dare grossi problemi, compresa la morte, non ci ho pensato due volte nel chiedere computer di aiutarmi a salvarvi. E ...”

    “[Joy] Non capisco” << Disse Interrompendola di nuovo>> “ Il sangue non dovrebbe influenzare l'aspetto di nessuno, avere sangue umano nelle vene non dovrebbe trasformare un lupo in un essere umano.

    “[Sharon] Vedo che i vostri genitori non vi hanno insegnato a non interrompere quando si parla oppure è una prerogativa che voi lupi non avete mai adottato, comunque è proprio questo il punto, non è stato il sangue umano a trasformarvi in Human Wolf, chiedendo aiuto al computer infatti vi è stata iniettata anche una cellula da me studiata e modificata la cui funzione è quella di riuscire a far coesistere due tipi di sangue diversi senza che uno cancelli o modifichi i valori dell'altro” << Disse nel mentre sorseggiò del buon vino d'annata >> “In questo modo, ignettandovi questi geni di mia creazione i due tipi di sangue cominciano a coesistere pacificamente senza causar danni , l'unico aspetto negativo di tutta questa vicenda è che se non sei umano, il tuo corpo viene modificato fino ad'assumerne le sembianze e questa è una conseguenza di cui mi sono ricordata solo in seguito...quando era troppo tardi!"

    “[Kiba] Non sono sicuro che fosse troppo tardi quando ve ne siete accorta! “ << Disse il nostro amico alzandosi improvvisamente dal tavolo per poi avviarsi verlo l'uscita >> “ Voi volevate arrivare a questo punto già dal principio, ditelo pure chiaro e tondo!>>

    “[Luana] Kiba, Ma dove vai???”

    “[Kiba] Per oggi ho già sentito abbastanza e non voglio sentire altro, scusatemi...ho la testa per le nuvole ...non capisco e non voglio capire”

    Detto questo esce dalla stanza riuscendo a malapena a star in piedi nel mentre Luana fissa malinconica il piatto di cibo che aveva davanti agli occhi, adesso che la loro vita era cambiata come si sarebbero comportati? Qual'era il loro posto nel mondo? Non lo sapeva e la cosa non era certa neanche allo stesso Kiba intento a fissare la Luna piena venendo rapito dal suo bagliore che attraversava la vetrata della finestra.

    Fine Undicesimo Capitolo.
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    Sono dello stesso parere di Cima, sei bravissima e non lo dico tanto per dire ♥
    A confronto i miei disegni sembrano degli scarabocchi!
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    Mi piace, mi piace, mi piace mi piace, mi piace, mi piace!!!!!!!!
    MI piaceeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

    Ok, mi ricompongo, sono pronta a partire con te ù.ù

    Intanto eccoti il Banner OwO

    6VzPdAI


    CODICE
    [URL=?t=72986381][IMG=6VzPdAI]http://i.imgur.com/XdelA6T.png[/IMG][/URL]
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    A sto punto aggiungiamo anche mi spaccio per una star :wub:
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    Un'altra bella gatta da pelare uhuhuhuhuh mi piace sempre di più questa sfida, ringrazio Cassy e Cima per i complimenti, come fa detto Fede ci stiamo impegnando molto e speriamo di riuscire a tenervi sulle spine!

    Capitolo 06



    La partita era ormai finita da un paio di minuti ma come si fosse piazzato il risultato il giovane Mark non ne aveva proprio idea, era dovuto uscire immediatamente dal campo in seguito all'infortunio ricevuto da Alex e poiché la caviglia aveva subito cominciato a diventare violacea i paramedici ritennero necessario portarlo in ospedale.

    << Fra poco arriveremo all' Lenox Hill Hospital >> Disse improvvisamente un'infermiera al ragazzo nel mentre si apprestava a compilare i moduli del trasportino.

    << Va bene >>

    Con sguardo assente Mark guarda il soffitto del veicolo per poi cercare di di guardare fuori dal finestrino, chissà chi aveva vinto...in cuor suo poté solo sperare che la vittoria andasse alla sua squadra, ecco...l'ambulanza prende l'ennesima buca e i pensieri del ragazzo si concentrano immediatamente sul dolore alla caviglia.

    << Resisti, siamo arrivati!>>

    Detto e fatto l'ambulanza si ritrovò nella zona scarico dell'ospedale e prontamente l'equipe lo caricò come un sacco di patate e lo trasferì da una barella all'altra lasciandolo nelle buone mani dei medici di turno, al solito bisognava sbrigare le parti burocratiche della questione, dinamica dell'incidente, tempistica, ecc... tutte cose di competenza dell'equipe medica di soccorso, del dirigente della squadra che aveva accompagnato il ragazzo e dello stesso ragazzo che nel frattempo venne prontamente trasferito in una camera dell'ospedale in attesa della visita da parte di un medico.

    << Purtroppo di sera non c'è l'equipe medica completa>> Disse un'infermiera al ragazzo nel mentre cominciò a sistemare la stanza << Quindi qualunque esame decidano di farti fare bisognerà aspettare fino a domattina>>.

    Il ragazzo non rispose, non amava gli ospedali e l'idea di doverci passare anche solo una notte non gli piaceva per nulla, e se non fosse stato nulla di grave? Valeva la pena rimanere in ospedale per una cosa del genere? E poi in quale ospedale del mondo l'equipe non è completa la sera? Se dovesse venire ricoverato un caso urgente cosa fanno? Aspettano che tiri le cuoia?
    Questi pensieri riuscirono a distrarre Mark per qualche minuto, giusto il tempo che la madre lo raggiunse in camera d'osservazione.

    << Figlio mio, stai bene?>> Domandò Maggie preoccupata entrando di soppiatto nella stanza e abbracciandolo strettamente a se quasi sul punto di soffocarlo << Mamma mia che spavento mi sono presa quando ho visto che ti portavano via dal campo...>>

    << Ma è normale mamma...>> Ribadì il ragazzo << Alex mi ha spinto in malo modo quindi...>>

    << Alex avrebbe potuto evitare di farti fallo>> Rispose immediatamente la madre accomodandosi su una sedia vicino al letto << Ricorrere a questi subdoli trucchetti solo per vincere una stupida partita, giuro che se fossi stata in campo gli avrei tirato uno schiaffone!>>

    Non era una stupida partita quella che i New York Knicks e la New York Basket Legacy stavano disputando quella sera, vincere il girone significava entrare alla finale del campionato nazionale e questo Mark lo sapeva benissimo, chissà chi aveva vinto...continuando a sperare che la vittoria fosse spettata alla sua squadra il ragazzo rimase amareggiato quando chiede alla madre dei risultati..

    << Ho chiamato tuo padre per dirgli che ti portavano in ospedale e nel mentre sentivo i suoi giocatori ripetere allegramente "Abbiamo vinto, abbiamo vinto" anche se non so con quante reti di vantaggio>>

    << Capisco...>>

    Non aggiunse altro mentre con lo sguardo cominciò a fissare il vuoto, il suo pensiero si rivolse ai compagnia di squadra, chissà come si sentivano dopo quella disfatta, ci tenevano così a tanto a vincere...per ultimo pensò al padre è nel mentre il ragazzo sbuffò, conoscendolo ne avrebbe approfittato per dirgli schiettamente che aveva fatto male a lasciare la squadra non appena i due si fossero incontrati, che avrebbe dovuto rimanere solo la sua ala protettiva piuttosto che mettersi in gioco con una squadra di perdenti.

    << Buonasera Signor White!>>

    Disse improvvisamente una voce maschile che era entrato nella stanza.

    << Sono il Primario dell'ospedale, so del motivo per cui è venuto qui e se non le dispiace vorrei dare un'occhiata alla sua caviglia>>

    << Va bene>>

    Prontamente il ragazzo fa per alzarsi dal letto ma il primario gli incitò di non farlo, doveva solo togliersi le calze e questo poteva farlo anche da seduto, la madre tuttavia capì che doveva spogliarsi per intero e uscì dalla stanza portandosi dietro dei fiori appassiti trovati nella stessa stanza che secondo lei stonavano da morire, questo permise hai due di rimanere da soli, almeno fino a quando una ragazza dai lunghi capelli neri non aprì immediatamente la porta della stanza.

    << Sarà!>>

    Il primario la chiamò per nome e nel frattempo che Mark la guardò negli occhi riconobbe la ragazza che l'aveva investito in mattinata, che cosa ci faceva li? Che stesse magari cercando un parente ricoverato? Oppure lavorava in ospedale dato che il primario l'aveva chiamata per nome? Non gli era chiaro ne ebbe il tempo di chiederlo, non solo perché quella Sara si era già dileguata nel nulla ma anche perché non erano decisamente fatti suoi.

    << Torniamo a noi >> Disse il primario rivolgendosi al ragazzo << A occhio e croce direi che è solo una brutta contusione quindi nulla di grave, per sicurezza però domani ti faremo le lastre e qualche altro esame medico>>.

    << Va bene...>>

    Non si dissero altre e il primario uscì dalla stanza lasciandolo da solo il ragazzo intento a fissare il panorama notturno della città per poi udire fuori dal corridoio la voce del padre che parlava con il primario, chiuse gli occhi...non voleva vederlo! Non voleva che entrando nella stanza mostrasse la sua esuberanza dicendo che non sarebbe accaduto se fosse stato nella sua squadra e per fortuna quasi come se il primario fosse stato in contatto telepatico con il ragazzo lo invitò a non entrare lasciandolo in pace per la notte.

    La notte cominciò a passare lentamente, a volte il silenzio veniva interrotto dall'arrivo di qualche codice ma nulla si relativamente importante che non fosse possibile sistemare in un paio di ore, il trambusto però continuava a svegliare il nostro giovane amico tanto che ormai verso le 06,30 del mattino decise di non addormentarsi, non ne valeva più la pena.

    << Adesso ti portiamo a fare la lastre>> Disse improvvisamente lo stesso primario che l'aveva visitato in nottata << Così ho il tempo di vederle prima d'andare a casa>>

    << Ci vorrà molto?>> Domandò il ragazzo guardandolo dritto negli occhi.

    << Mah, fra esame e gli esiti non più di un oretta o due >>

    Detto e fatto il ragazzo venne trasferito di piano e portato in radiologia, fatto l'esame fu estenuante il tempo d'attesa impiegato per avere l'esito, fortuna vuole che almeno il risultato è negativo, non c'era frattura e il ragazzo poteva tornare tranquillamente a casa con la prognosi di assoluto riposo fino a guarigione completa.

    << La ringraziò infinitamente dottore!>>

    Gli strinse la mano e infine accompagnato dalla madre i due si allontanarono dall'ospedale tornando a casa, quella immensa e silenziosa casa di cui erano lontani i ricordi di quando la sua famiglia ci abitava felicemente.

    << Papà non c'è?>> Domandò Mark scendendo dalla macchina della madre ben notando che come al solito quella del padre non era parcheggiata nel viadotto.

    << No, non è rientrato a casa questa notte>> Ripose la madre chiudendo la portiera della vettura << Sicuramente sarà tornato dalla squadra dopo che il primario gli ha parlato, oppure è andato dall'amante....>>

    A quelle parole Mark la guardò sbalordito, era la prima volta che Maggie parlava al figlio in maniera tanto schietta, non era sorpreso che anche la madre sospettasse qualcosa a riguardo del padre, ma che glielo venisse a dire così apertamente era tutt'altro fronte.

    << Scusami se te lo chiedo, ma se sai che ha l'amante perché non chiedi il divorzio?>>

    << Per fare il suo gioco? Nossignore!!!>> Rispose immediatamente la donna a braccia conserte per poi affiancarsi al figlio per aiutarlo a camminare verso casa << Non lo permetterò! Non lo lascerò libero d'andare fra le braccia di chi vuole lui!>>

    Non dissero altro anche se in realtà Mark avrebbe voluto davvero dirgliene quattro ben sa pendio che sarebbe stato inutile in quanto avevano già affrontato il discorso in passato, possibile che fosse così orgogliosa da non voler lasciare un marito che ormai non l'amava più? Inoltre possibile che non capisse che comportandosi a quel modo avrebbe solo sofferto e avrebbe fatto soffrire la sua stessa famiglia? Non capiva...per quale motivo la madre era così ostinata a non volerlo lasciare? Che ci fosse un segreto sotto a tutto questo, se si quale? Incapace di comprendere il ragazzo se ne restò in silenzio e cercando di non fare sforzo sulla caviglia si avvicinò al piano della sua stanza cominciando a suonare Claire de Lune.

    PLAY



    Passarono circa due settimane da allora e Mark era perfettamente guarito dalla sua brutta distorsione, ora poteva di nuovo tornare agli allenamenti e questo lo rendeva felice come non mai, era così felice che se avesse potuto si sarebbe messo a ballare per la camera, peccato che la madre non avrebbe di certo visto di buon grado un simile comportamene, inoltre nonostante avesse avuto il benestare del medico non voleva sforzare la caviglia più del dovuto per la paura di farsi male di nuovo.

    << Il mister sarà sicuramente felicissimo di vedermi!>>

    Preso dalla felicità rispolverò l'impermeabile che non metteva ormai da due settimane, del resto fuori stava piovendo e quel giubbotto lo metteva proprio nelle giornate di pioggia, ma cos'era quel rigonfio che sbucava dalla tasca della giubba? Mark di solito non metteva mai niente nelle tasche e incuriosito estrae l'oggetto riconoscendo il portafoglio della ragazza, accidenti! Fra la partita, l'infortunio, le visite e tutto il resto si era completamente dimenticato di portarlo all'ufficio degli oggetti smarriti e ormai erano due settimane che quel portafogli stava nella sua tasca, chissà che il suo padrone non l'avesse dato per disperso.

    << Meglio se lo porto subito all'ufficio degli oggetti smarriti prima di dimenticarmene un'altra volta>>

    Detto e fatto il ragazzo prese l'ombrello e si fiondò sotto la pioggia subito dopo essersi assicurato via internet che il negozio fosse aperto, nessuno infatti passerebbe in qualche posto sapendo del contrario e Mark non faceva certo eccezione, ecco...svolta un angolo, svolta due, traversa la strada, seconda traversa e destra, la prima a sinistra, quarta indietro....quarta indietro??? No, decisamente qualcosa non quadrava...Mark si era perso!

    << No, non è possibile, non oggi che devo tornare agli allenamenti...>>

    Cercò di ripercorrere la strada al contrario con il risultato che si perse ancora più di prima, e dire che conosceva New York come le sue tasche, possibile che si fosse perso come un provinciale? Gira a destra, gira a sinistra, rigira a destra e SBAM, il ragazzo finisce a gambe all'aria perché non guardando dove andava aveva investito un altro pedone.

    << Ahi, Ahi, Ahi>> Cadendo aveva tirato una capocciata, per fortuna niente di grave...ecco che apre gli occhi, era caduto addosso alla stessa ragazza che aveva visto in ospedale e che aveva conosciuto due settimane prima sempre per via di uno scontro, sicuramente anche quella volta sarebbero volate parole poco piacevoli se non fosse che le loro labbra erano impegnate a baciarsi l'un l'altra.
  12. .
    Beh che dire, anche a me hai decisamente lasciato una bella gatta da pelare, ma meglio così altrimenti che sfida sarebbe???

    Mi piacerebbe farti un sacco di domande, peccato che sono la co-sfidante XXD
    Vediamo se riesco a tenere alta l'adrenalina in questo capitolo!!!!

    CAPITOLO 04



    L'arbitro aveva appena fischiato l'inizio del primo set lanciando in aria la palla da gioco per poi allontanarsi immediatamente di qualche passo nel mentre i due giocatori di punta delle rispettive squadre saltano in tandem pur di riuscire ad accaparrarsi la palla, ad avere la meglio fu il giocatore della New York Knicks che gettò letteralmente a Terra il giocatore della squadra avversaria.

    <<mammoletta, tornatene a casa dato che non sai neanche prendere una palla!>>

    Con un sorriso beffardo il giocatore ruotò su se stesso con la palla in mano, aveva intenzione di dare inizio a chissà quale spettacolare azione offensiva pur di portare subito la propria squadra in vantaggio tuttavia, il pronto intervento di Mark lo costrinse a un rapido cambio di programma.

    << Non pensare che il tuo intervento serva a qualcosa , sappiamo come giochi quindi sappiamo come controbattere>>

    Immediata fu la reazione del ragazzo che passò la palla al suo compagno permettendogli così di andare a canestro, accidenti la partita era cominciata da soli pochi secondi ed erano già sotto di due punti, cosa potevano fare per capovolgere la situazione? Convinto che la cosa avesse scosso in qualche modo la squadra avversaria immediatamente il capitano si gira notando il sorrisetto ironico stampato sulle labbra di Mark, che avesse qualcosa in mente? Oppure stava semplicemente facendo lo spaccone? Non ebbe il tempo di capirlo che non appena il ragazzo ebbe la palla fra le mani, quasi come se avesse messo le ali ai piedi, dribblò tutti gli avversari che gli si paravano davanti restituendo quanto avevano appena subito e riportando subito il punteggio in piena parità.

    <<maledizione!>> Si lasciò sfuggire il ragazzo avvilito per il rapido recupero della squadra avversaria.

    <<sai Alex, non bisogna mai ridere dei propri avversari>> Disse Mark al ragazzo nel mentre che va a riprendersi la sua postazione in attesa del rientro in campo della palla << Non sai infatti come potrebbero sorprenderti, il mio stile di gioco è cambiato da quando ho lasciato la squadra>>

    << Non accetto lezioni di vita da chi ha abbandonato la squadra, traditore>>

    Traditore, quella parola ferì Mark nel profondo, Alex era da sempre il suo migliore amico e adesso lo vedeva come un traditore...che cosa avrebbe potuto dirgli per fargli capire le ragioni del suo abbandono? Niente...non avrebbe capito così come non avrebbero capito i suoi ex compagni che appunto lo vedevano come un traditore.

    << Svegliati Mark!!!>>

    La voce di un compagno lo riportò alla realtà, la palla era stata rimessa in gioco e lui era in posizione ideale di tipo, fra mille tocchi infatti fu la New York Basket Legacy ad avere la meglio e grazie a un perfetto passaggio del Playmaker il ragazzo andò nuovamente a canestro con una schiacciata formidabile, la folla tuttavia fischiò quel nuovo canestro, era ovvio che la favorita dei tifosi era la ormai conosciutissima New York Knicks, come poteva una squadra appena agli esordi nel campionato nazionale sperare d'entrare nelle grazie del pubblico così in fretta? La cosa inoltre risultava più difficile per via della presenza di Mark, il pubblico infatti esattamente come la sua vecchia squadra non poteva capire perché avesse deciso di passare dall'altra sponda e dopo l'ennesimo canestro del ragazzo ci fu addirittura chi si alzò in piedi per fischiarlo.

    << Mister, forse è meglio se fa rientrare Mark in panchina>> Confidò il capitano della squadra in seguito a un Time Out chiamato dalla squadra avversaria << Lo stanno fischiando tutti, non vorrei che questo influisse negativamente sulla partita.>>

    <<essere un giocatore di Basket significa anche lottare contro il proprio pubblico quando ti è avversario!>> disse il Mister rivolgendosi generalmente a tutta la squadra << Tuttavia hai ragione, White...sei Fuori!!!>>

    << Ma...>>

    << Niente obbiezioni, rientrerai nel ultimo Set quando i nostri avversari saranno sfiniti e darai loro il colpo di grazia, adesso siediti e cerca di recuperare le forze>>

    Non era stanco ma poiché non si poteva discutere le decisioni del Mister il ragazzo si accomodò in panchina preoccupato per le sorti della partita, conosceva bene i New York Knicks essendo la sua vecchia squadra e sapeva benissimo che se messi sotto pressione erano capaci anche di ricorrere alle scorrettezze, finora si erano trattenuti ma era sicuro che prima o poi avrebbero giocato sporco approfittando di ogni singola distrazione dell'arbitro.

    << Non devi preoccuparti>> Disse il Mister riprendendo il suo posto a sedere accanto a quello di Mark << I tuoi compagni hanno tenuto in considerazione quanto gli hai detto poco prima della partita, sanno cosa aspettarsi e come fronteggiarlo>>

    << Lo spero, lo spero davvero con tutto il cuore>>

    Non sapeva cos'altro dire e istintivamente guardò il padre intento ad incitare i proprio ragazzi in chissà quale schema tattico, o forse non era uno schema tattico...lo conosceva, più volte quanto le cose si mettevano male era proprio lui a incitare i propri giocatori nel ricorrere a qualsiasi mezzo per vincere e i risultati erano evidenti, giocatori che si facevano male per quelli che secondo l'arbitro erano banalissimi incidenti.

    << Dovete dare il meglio di voi>> Disse Steve incitando i propri ragazzi nel mentre entravano in campo << Perché siamo i più forti, siamo i più grandi!!!!>>

    << Se siete i più grandi allora perché nostro figlio ha lasciato la squadra? >>

    La domanda proveniva dalle spalle di Steve e l'uomo, voltandosi, si trovò di fronte all'immagine della moglie che guardandolo con braccia conserte lo scruta per benino avvicinandosi infine al consorte e baciandolo, aveva intenzione di baciarlo sulle labbra, ma Steve scostò lo sguardo facendo si in modo che il bacio le venne dato sulla guancia, questo ovviamente non fece piacere alla signora White che subito arretrò di qualche passo guardando il marito dritto negli occhi.

    << Allora è vero che ti fai l'amante...>> Disse Maggie furente trattenendosi dal prenderlo a calci << E chi sarebbe Costei? Scommetto che l'hai invitata alla partita >>

    <<cara, mi sono semplicemente girato per vedere i giocatori...e poi scusami tesoro, ma non è il momento giusto!>>

    << E quando sarebbe il momento giusto?>> Ribadì la donna << Quando sei a casa? Oh....peccato che non ci sei mai, sei sempre in giro in trasferta, o per questo, o per quello o per la tua dannata amante!>>

    << Maggie, se non te ne fossi accorta, siamo un mondovisione!>>

    << Me ne fotte un cazzo di te e della tua Mondovisione >>

    Lo guardò con rabbia, avrebbe voluto dargli un schiaffone ma si trattenne dal farlo, sapeva che se non si fosse trattenuta sarebbe stata allontanata dal campo e nella peggiore delle ipotesi l'avrebbero arrestata per aggressione e questo non poteva di certo permetterselo, non quella sera che per la prima volta era andata alla partita per sostenere il figlio e non il marito.

    << Davvero è venuta qui per sostenere quel traditore di Mark White?>>

    Domandò un tifoso incuriosito dopo aver accidentalmente sentito la madre incitare il figlio nonostante fosse in panchina.

    << Non vedo come la cosa possa interessarle, signor "Mi devo fare i fatti Miei">>

    Con questo riuscì a zittirlo immediatamente ritornando a tifare come una forsennata, se solo Mark l'avesse vista agitarsi a quel modo non avrebbe riconosciuto in lei la solita madre dal comportamento austero.

    Fu una partita scatena quella che Mark vite per tutto il tempo in cui era in panchina, più volte aveva avuto l'impressione che i suoi ex compagni avessero cercato di compiere qualche azione fallosa ma fortunatamente nessuna di esse andò in porto, ecco...era di di nuovo arrivato il suo momento e il Mister era pronto a farlo rientrare in sostituzione dello stesso giocatore che prima diede il cambio a Mark, immediati furono i fischi della folla per nulla contenta del suo rientro.

    << Ingrati>> Pensò immediatamente il ragazzo nel mentre avanzava verso il bordo campo <<quando ero con l'altra squadra, anche il solo sudare scaturiva in loro le urla di gioia, e adesso...>>

    << Non farti abbattere dalla situazione >> Disse Okamoto, il suo compagno nel mentre rientrava in panchina << Coloro che ti portano veramente nel cuore saranno sempre tuoi sostenitori>>

    Dicendo ciò si allontana dal campo dandogli una pacca sulla spalla, con quelle parole Okamoto aveva ridato coraggio al nostro amico che era pronto a rimettersi in gioco in favore della squadra nonostante l'incitazione del pubblico decisamente sfavorevole, per fortuna l'aver riposato in panchina gli avrebbe permesso di dare il meglio di se esattamente come si aspettava il Mister.

    << Pensavo che rimanessi in panchina per tutto il tempo >> Disse con aria saccente il suo ex compagno di squadra guardandolo beffardamente negli occhi.

    << Ti sarebbe piaciuto eh? Bhe peccato che sono tornato per farvi le scarpe!>>

    E non erano solo belle parole quelle che Mark si apprestava a pronunciare, nonostante le abilità delle squadre fossero molto simili, Mark era la punta di diamante della sua squadra, ogni azione era maggiormente concentrata su di lui, la sua bravura inoltre superava di gran lunga anche quella degli ex compagni che, cominciando a intravedere solo su di lui i principali schemi di gioco, cominciarono a braccarlo impedendo così alla New York Basket Legacy di andare a canestro.

    << Pensavi che non c'è ne fossimo accorti? Tutti gli schemi del vostri attacchi sono concentrati su di te>>

    Mark non disse niente, la squadra avversaria era caduta in trappola, concentrando gli uomini di maggior portando su di lui non potevano concentrarsi sul resto della squadra che del resto vantava comunque del campioni, nei minuti successivi infatti furono molti i canestri che la New York Knich dovette incassare, altrettanti ne dovette subire la New York Basket Legacy tuttavia si vedeva chiaramente che la squadra avversaria gli era nettamente superiore.

    << Non lasciateli andate a canestro!!!!>>> L'urlo del capitano della squadra avversaria si fece sentire per tutto lo stabile, immediatamente i giocatori si allontanarono da Mark pur di eseguire il suo volere, tragico errore! Mark fu libero di muoversi come voleva ed era in una posizione vantaggiosa per segnare, la cosa non sfuggi al playmaker della squadra che immediatamente gli passò la palla fra gli sguardi sconcertati di tutti i presenti....

    <<nooooooooooo>>

    Il grido del capitano si fece ben sentire ancora una volta, ma era ormai troppo farti, Mark stava calcolando la parabola per il tiro da tre punti e si era messo in posizione, comincia il salto quando ecco che qualcosa lo spinge via, Alex...appunto il capitano della squadra avversaria, entra malamente in contrasto contro di lui facendolo cadere a Terra, un intervento immediatamente ritenuto dannoso dall'arbitro tanto che costò al ragazzo l'immediata espulsione dal campo.

    << Tutto bene Mark?>> Domandò preoccupato il capitano della squadra...

    << Si, tutto bene>>

    In realtà non andava bene per niente, cadendo Mark si era fatto male alla caviglia sinistra e questo il Mister non ci mise molto a notarlo, ogni tiro che prendeva tre volte su quattro poi lo sbagliava, non riusciva più a saltare come voleva...la situazione sarebbe sicuramente peggiorata se il ragazzo avesse continuato a giocate così l'allenatore non poté far altro che richiamarlo nuovamente in panchina, per lui la partita era finita e fu un vero miracolo se non si mise a piangere nel mentre venne accompagnato fuori dal campo.
  13. .
    Di norma dovrei modificare la risposta data in precedenza, ma temo che facendolo non si veda la notifica di questo nuovo capitolo Quindi ♥♥♥

    Capitolo 02



    Ore del Mattino; 7:00, forse 7:30
    Nella periferia della zona residenziale di New Work tutto era in perfetto ordine, le case dei ricconi riuscivano a scintillare di luce propria anche sotto l'incessabile pioggia che da qualche ora stava cadendo incessantemente, nulle era fuori posto, perfino i raccoglitori dei rifiuti erano in perfetto ordine.

    <<buongiorno Mamma, dormito bene?>> Domandò un ragazzo alla propria madre presentandosi in salone con sguardo ancora assonnato stropicciandosi gli occhi.

    <<mah, avrei potuto dormire meglio>> Rispose la donna guardandolo con disappunto per l'abbigliamento del figlio per poi tornare a sorseggiare tranquillamente la sua tazza di thé nero <<tu piuttosto? Sei riuscito a riposarti?>>

    << Si!>> Rispose prontamente il ragazzo << La pioggia mi rilassa quindi non ho avuto alcuna difficoltà ad'appisolarmi>>

    <<non ti sei nemmeno svegliato se è per questo, ti sembra questo l'abbigliamento ideale per presenziare a una colazione? Vai subito a vestirti!!!>> Disse accennando con più cattiveria le ultime parole della frase.

    << Proprio perché è una colazione mi sono presentato in pigiama, non è un pranzo formale, ne una cena quindi...>>

    Il ragazzo si zittì di colpo, la madre infatti non sopportava che qualcuno la contraddisse e lo stava letteralmente fulminando con lo sguardo, voleva avere tutto sotto controllo, voleva che ogni cosa fosse rispettata per come veniva vista attraverso i suoi occhi, non poteva sopportare ordunque che il figlio la vedesse diversamente, neanche per un banale pigiama indossato a una banalissima colazione.

    << Stasera c'è la partita >> Disse con tono deciso alzandosi dalla sedia mettendo ben in mostra il suo tailleur grigio chiaro << Vedi di non presentarti in pigiama anche allo Stadio>>

    << Sissignora!!!>> Rispose il ragazzo con ironia nel mentre osserva la madre uscire dal salone con disinvoltura intenta a pavoneggiarsi come se fosse la padrona di casa su dei tacchi decisamente non adatti alla sua veneranda età.

    << Dovrebbe smetterla di trattarmi così, capisco gli altri che hanno sempre cercato di metterla i piedi in testa, ma io sono suo figlio cribbio...>>

    Decisamente senza dar peso all'etichetta il ragazzo cominciò a far colazione sperando che un buon croissant li levasse il nervoso, già era agitato per la partita che si sarebbe tenuta in serata, gli mancava ancora sua madre con il suo comportamento austero...niente, il ragazzo non riuscì a calmarsi e con il nervoso a fior di pelle uscì di casa senza spiccicare una sola parola, non c'era bisogno che dicesse alla madre dove andasse, Maggie era già uscita prima di lui.

    << Non c'è...>>

    Con aria assente il ragazzo osserva il viadotto del cortile, sapeva che non avrebbe visto la macchina della madre, ma non vide nemmeno la Mercedes Maybach del padre e poiché non era parcheggiata neanche altrove Mark sbuffò dalla rabbia, non bastava infatti che la madre lo agitasse mettendogli pressione, ci si metteva pure il padre che ignorando i problemi di famiglia se ne andava a zonzo con chissà quali altre donne, ma quale donna poteva portarsi a letto un uomo di mezz'età sapendo che fosse sposato? Era disumano!!! Per la rabbia tirò un pugno al muro che aveva li vicino vedendo poi in lontananza il flash di una macchina fotografica.

    << Il grande Mark White ha degli scatti d'ira e prende a pugni le prime cose che gli capitano sotto mano, questo si che è un titolo da prima pagina!!!>>

    << No, Aspetta!!!>> Troppo tardi, esattamente così com'era apparso quel giornalista si era dileguato nel nulla, come se non bastasse per via della pioggia Mark non era neanche riuscito a vederlo bene in viso.

    << Spero soltanto che non sia del Basket Magazine, sai che macello se il Mister venisse a sapere quello che ho fatto>>

    Senza aggiungere altro abbassò lo sguardo guardando l'asfalto bagnato della strada, non voleva deludere il Mister, non dopo che credendo nella sua bravura gli aveva permesso di presentarsi alle selezioni nonostante non fosse stato invitato ufficialmente, come si sarebbe sentito nel vedere che il suo pupillo si comportava a quel modo? Continuò a fissare l'asfalto ancora per qualche minuto per poi incamminarsi finalmente verso il centro, anche se la domestica era stata contraria fino all'ultimo non era riuscita a dar desistere il nostro amico dal fare la spesa, anche se si trattava di prendere soltanto il latte, della frutta e qualche pacco di grissini.

    <<dunque, l'ortofrutta dovrebbe essere da questa part...>>

    Ci fu uno scontro improvviso con una ragazza, non violento ma abbastanza forte da far si che entrambi caddero a terra permettendo hai due di conoscersi usando parole decisamente poco carine, ma chi si credeva d'essere quella tizia? Era lei nel torto e poiché Mark era già abbastanza nervoso per conto suo non riuscì proprio a trattenersi dal risponderle malamente per poi scusarsi del comportamento poco amichevole, quella ragazza in fondo non c'entrava nulla con i suoi problemi famigliari e inoltre la colpa era anche un po' sua, stava guardando la lista della spesa invece che guardare la strada.

    << Oggi è proprio la giornata giusta per combinare pasticci >> Pensò fra se e se guardando il taxy che si allontanava con a bordo la ragazza che l'aveva investito << Prima il giornalista, adesso questo...per fortuna che quella ragazza pare non conoscermi, sarebbe una tragedia se andasse a raccontare in giro che Mark White è un'attaccabrighe>>

    Si guardò intorno per poi nascondere bene il volto dentro il risvolto del colletto, allo scontro avevano assistito anche altre persone che si erano fermate divertite a guardare la scena senza neanche degnarsi di chiedere se si fossero fatti male, e per fortuna che la cordialità deve essere di casa in ogni paese, ovviamente la spesa era ormai irrecuperabile e il ragazzo dovette tornare indietro per riacquistare il poco che aveva comprato, non prima però di trovare a Terra un portafogli lasciato li da chissà chi.

    Giunge la sera, l'adrenalina sale alle stelle, le urla della folla si percepisce fin dentro gli spogliatoti del Madison Square Garden, a giocare in casa le due squadre di punta della città, la New York Knicks e una nuova squadra appena agli esordi, ma già così famosa da essere subito entrata nel Basket professionistico, la New York Basket Legacy di cui appunto fa parte proprio il nostro amico Mark.

    << Nervoso? >> Domandò l'allenatore al ragazzo nel mentre il ragazzo era intento a infilarsi i polsini della divisa.

    << Un po' >> Rispose immediatamente senza degnarsi di guardarlo in faccia continuando a cambiarsi.

    << Beh, cerca di fartela passare! Se ti comporti come in allenamento ti sbatto fuori dalla partita!>>

    Detto questo si allontanò andando a incitare gli altri giocatori, con Mark ovviamente aveva provato a farlo mostrandosi duro in quanto era il suo giocatore di punta, tutti pronti per la gran partita ecco che le due squadra escono dai rispettivi spogliatoi e s'incontrano lungo il corridoio della passerella scambiandosi "Amichevolmente" qualche consiglio sportivo.

    << Mi schiacceremo come mammolette!>> Disse la guardia della New York Knicks

    << Tornatevene a casa a piangere da mammina!>> Rispose chi nella New York Basket Legacy ricopriva il ruolo dell'ala grande

    << Siete Spacciati!>> Ribadì un'altro giocatore della New York Knicks

    << Insomma la volete piantare?>> Disse l'allenatore della squadra avversaria hai propri giocatori, << Siete dei giocatori di Basket, non degli alunni della scuola!!!>>

    A quelle parole tutti si zittirono e per un attimo Steve, appunto l'allenatore della New York Knicks, si avvicinò a Mark guardandolo negli occhi per poi avviarsi con la propria squadra verso l'entrata del capo...Steve non aveva mai perdonato a Mark d'aver lasciato la New York Knicks per unirsi a una squadra di talenti mediocri come quella della New York Basket Legacy, non l'aveva mai perdonato ne come ex allenatore, ne come padre.

    << Avresti avuto un grande futuro restando in squadra con me>> Disse al figlio nel mentre anche la New York Basket Legacy si apprestò a scendere in campo.

    << Sarei solo stato all'ombra della tua grandezza!>> Rispose immediatamente il figlio.

    Un'ultima occhiata fugace fra i due invisibile all'occhio di tutti i presenti ed'ecco che la partita ha inizio.

    Edited by Clecle89 - 22/8/2016, 20:17
  14. .

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